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Brandolin (Opi Trieste): “I numeri di Agenas non risolvono il problema di una professione stressante e poco pagata”

Brandolin (Opi Trieste): “I numeri di Agenas non risolvono il problema di una professione stressante e poco pagata” “Prendiamo atto che il report di Agenas indica una presenza di infermieri in regione pari a 6,84 lavoratori ogni 1000 abitanti, mentre in Italia si arriva a 5,12, ma questo dato purtroppo non risolve i problemi della categoria”. Lo afferma Cristina Brandolin, presidente di OPI Trieste, alla luce di quanto emerso in terza commissione del Consiglio regionale dove è stata illustrata la fotografia di Agenas sullo stato di salute della sanità del Friuli Venezia Giulia. «Vista la progressiva disaffezione sul territorio nazionale di professioni come quella infermieristica e medica potrebbe essere utile confrontarsi anche con alcuni dati europei. I dati OCSE 2023 ci mostrano infatti che ogni 1000 abitanti in Italia sono attivi 6,2 infermieri rispetto a una media OCSE di 9. Sempre in base a questi dati in Italia risultano attivi 4,1 medici ogni 1000 abitanti a fronte dei 3,7 della media OCSE. Infine, anche i posti letto ospedalieri, sempre rispetto a 1000 abitanti nel nostro Paese risulta essere di 3,1 rispetto ai 4,3 della media europea. Tra i problemi principali la retribuzione tra le più basse in Europa che in Italia vale il 23% in meno rispetto alla media OCSE.
“I dati emersi in Commissione confermano inoltre la necessità di dare pieno sviluppo agli obiettivi del PNRR. Servono cambiamenti strutturali, che spostino l’asse sul territorio in quanto determinante per prevenzione e cura”, sottolinea Brandolin nel ricordare altri numeri: “I dati forniti dalla FNOPI in un recente studio condotto con l’Università di Genova evidenziano che il 59% degli infermieri dell’area ospedaliera denunciano elevati livelli di stress, che oltre il 45% di questi valuta di lasciare l’ospedale per l’insoddisfazione lavorativa, oltre al fatto che la carenza di personale è responsabile per il 50% delle cure mancate con evidenti rischi per gli aspetti di qualità e sicurezza delle cure. Oggi tutta la letteratura scientifica evidenzia l’importanza di avere dotazioni infermieristiche (staffing) numericamente sicure in relazione alla sicurezza delle cure in tutti i settori.
Se gli infermieri fossero in sovrannumero, più di quelli che servono, con una equa distribuzione dei carichi, come potrebbero far supporre i dati AGENAS, non ci troveremmo nella condizione di importante stress cui siamo quotidianamente sottoposti. E neppure si spiegherebbero i non pochi licenziamenti degli ultimi anni. La verità – prosegue Brandolin – è che, per questi e altri fattori, la professione sta perdendo di attrattiva rispetto al passato. Il motivo è chiaro: i turni sono al limite delle capacità psico-fisiche e le retribuzioni rimangono basse, molto più basse della media europea. Basta chiederlo ai tanti colleghi che lavorano all’estero con totale soddisfazione. Inoltre sappiamo che i 10.000 pensionamenti annui in corso raddoppieranno dal 2029. Come conseguenza menzioniamo il recente fenomeno del calo a livello nazionale delle iscrizioni al corso di laurea anche per il nostro profilo di circa il 10% rispetto agli anni passati”.